Buttare il pane raffermo può essere davvero un peccato, è possibile utilizzarlo per realizzare i Voccarus mpanicc, ricetta tipica molisana, ecco come fare.
In cucina l’abilità può essere importante, ma lo è altrettanto la creatività così da non realizzare sempre gli stessi piatti e poter variare la propria dieta. Questo può portare anche a reinventarsi utilizzando ingredienti che avremmo magari dovuto buttare, ma che possono rivelarsi utili per qualcosa di differente e magari poco conosciuto. È il caso del pane raffermo, certamente poco invitante perché troppo duro e per questo destinato a essere gettato via, ma siamo sicuri sia davvero questa la scelta migliore?

I molisani, ad esempio, lo sfruttano per una delle ricette della tradizione più amate e apprezzate, compresi i bambini, perché in grado di rappresentare quel tocco in più in qualcosa che per gli abitanti della zona è quasi imprescindibile. Si tratta dei Voccarus mpanicc, qualcosa di antico ma che molti riproducono ancora oggi, non a caso chi vive lontano dalla sua terra di origine ama riproporlo spesso, così da avvertire i sapori di casa.
Conosci la ricetta molisana con il pane raffermo? Ecco come si fanno i Voccarus mpanicc
Non tutti potrebbero avere sentito parlare dei Voccarus mpanicc, tipica ricetta molisana amata da tantissime persone originarie di quella regione, una volta compreso come si preparano molti potrebbero però cambiare idea. Si tratta certamente della dimostrazione di come sia possibile preparare qualcosa di succulento anche quando si ha qualcosa che avremmo pensato di buttare come il pane raffermo, che dimostra come in questo territorio si cerchino di valorizzare il più possibile ogni prodotto, compresi quelli provenienti dalla terra.
La sua origine deriva dalla transumanza, attività che purtroppo oggi è andata in disuso, ma in cui i molisano credono fortemente. A spiegarlo ci ha pensato il cuoco Michele Sozio, che porta avanti questa tradizione: “Questa pietanza trae origine dalla transumanza, durante la quale poteva essere realizzata in quanto richiede ingredienti poco deperibili che i pastori potevano conservare e trasportare anche per parecchi giorni, oltre agli orapi che raccoglievano lungo il tratturo” – sono le sue parole a ‘Storienogastronomiche.it

Sono necessari ingredienti come la miscischia, carne di pecora disossata, salata, essiccata e introvabile (oggi sostituita con la pancetta), e gli orapi, altrimenti detti Buon Enrico, spinaci selvatici che si possono trovare principalmente intorno agli stazzi, i ricoveri delle pecore. In genere vengono serviti da primavera inoltrata fino a luglio.
Questi gli ingredienti per 4 persone:
- 1 kg di orapi
- 400 g di pane raffermo
- 200 g di miscischia (pancetta)
- 1 spicchio d’aglio
- olio extra vergine di oliva
Si devono innanzitutto far bollire gli orapi, salare e scolare parzialmente tenendo da parte l’acqua di cottura in eccesso. Alla verdura dovrà poi essere aggiunto il pane raffermo a pezzi, da mescolare finché si crea un composto omogeneo, qualora ci fosse la necessità si può aggiungere parte dell’acqua di cottura avanzata.
Si deve poi fare un soffritto in padella con la miscischia (o pancetta) tagliata a pezzetti, con uno spicchio d’aglio e olio extra vergine di oliva. Si conclude tutto togliendo l’aglio, per poi incorporare al composto di pancotto e verdura.